A Feletto la Carnia dei Ros, terra di contrasti e verità

Un fulmine si era portato via in un amen il vecchio Ros e Alida era rimasta sola, davanti a un dolore immenso come una montagna, costretta a fuggire dalle trappole del destino e da tutto, in una sorta di parabola nera. Ma fuggire significa anche tornare, in particolare se ciò accade in una terra unica, remota, dolorosa, indecifrabile per chi non la vive nel profondo. La racconta, con una scrittura intensa, cruda e necessaria, il romanzo “La valle dei Ros”, di Raffaella Cargnelutti, presentato nella sala consiliare di Feletto Umberto, per la rassegna “Aspettando... La Notte dei lettori”, dialogando con Martina Delpiccolo. E' stato un viaggio di scoperta tra le parole e i significati del libro che ci conduce dentro un luogo immaginario, dove però è racchiusa un po' tutta la Carnia, vista come terra di contrasti e di verità, partendo da quella famiglia dai capelli rossi. Hanno accompagnato il racconto della Cargnelutti (dove ogni riferimento riguarda fatti realmente accaduti) i canti di Marisa Scuntaro e il violino di Lucia Clonfero. Al termine dell'incontro, aperto dall'assessore alla cultura del Comune di Tavagnacco, Ornella Comuzzo, Mauro Daltin ha spiegato la genesi del romanzo e l'attività della casa editrice Bottega Errante, che lo ha pubblicato. A fare da sfondo a parole e musiche c'era quel fulmine, raffigurato sulla copertina del libro: un simbolo, una ferita aperta, un possibile punto di partenza per conoscere la Carnia del passato, e pure di oggi, con le sue donne, le nostalgie, le ombre nere delle premonizioni, la ricerca di una libertà.