La poesia non è un vestito da sera. Per scrivere poesie non bisogna agghindarsi, atteggiarsi, mostrare ciò che non siamo e comunque vogliamo sembrare nell'apparire. Invece, la poesia è una cosa di tutti i giorni perché la si può trovare ovunque, basta guardarsi attorno con sincerità. E' lo sguardo che fa diventare una cosa poetica, se la si sa osservare con meraviglia, stupore, per farla diventare unica.
E' quanto accade, per esempio, davanti alla casa dell'infanzia, con i suoi mattoni esausti, “le travi ancora ferme nell'aria a tenere il niente”. Così la vede, la descrive Luisa Delle Vedove aprendo la sua raccolta poetica “Nella consuetudine del tempo” (Samuele editore), presentata per gli incontri di “Aspettando... La Notte dei lettori”, nell'antico foledor Boschetti della Torre, a Manzano, il cui Comune ha voluto per la prima volta partecipare a questa iniziativa proposta dall'Assessorato alla Cultura di Udine per dare ancora più slancio al Sistema bibliotecario del territorio. A spiegare l'adesione del Comune sono stati il sindaco Piero Furlani e l'assessore Silvia Parmiani, mentre Martina Delpiccolo, direttrice artistica del festival, ha narrato “il grande gioco”, tra collaborazione e impegno, che accompagna, tutti assieme, amministrazioni e biblioteche, verso l'appuntamento con “La Notte dei lettori”, costruita stavolta attorno a un tema di forte attualità, perché protagoniste sono le nostre piazze come luogo di dialogo, riflessione, condivisione, avendo quali punti di riferimento l'antica agorà, la Transalpina di Gorizia-Nova Gorica (punto simbolo nel progetto per la capitale culturale europea del 2025) e la piazza Libertà, che è sì il cuore di Udine, ma non solo. Così per esempio si chiama anche la grande piazza dell'ucraina Kharkiv...
Alessandro Canzian, nel presentare Luisa Delle Vedove, artista e poeta di Cordenons, attivamente impegnata con associazioni culturali del territorio, ha spiegato come l'effetto della poesia sia paragonabile a quello di gocce che cadono dentro chi la legge, restando lì, fragili e indistruttibili, nel tempo, come segni, come momenti a cui arrivare o da cui ripartire, “perché i poeti sono persone normali che si fanno domande normali, sulla base di un'educazione sentimentale, muovendo da un'intelligenza emotiva”. E la domanda legata ai versi di Luisa Delle Vedove riguarda appunto la dimensione del tempo, il rapporto che con essa si può stabilire, a livello di interazione e consuetudine. L'autrice ha risposto mettendo in chiaro che nel suo modo di sentire la poesia è la vita stessa, non è dunque classificabile, come pure il tempo non esiste, essendo contenuto nello spazio in cui ci muoviamo.
La raccolta, presentata nella prefazione da Luigia Sorrentino, è divisa in quattro sezioni, ciascuna aperta da versi di Mario Benedetti, Rainer Maria Rilke, Giorgio Caproni e John Graham. E tutto conduce, una volta mossisi dalla casa dell'infanzia, verso il luogo desiderato, quello che placa le attese. “Qual è il mio posto? Qualcosa trascina trascina...” scrive l'autrice nel verso finale. Perché... c'è sempre il giorno dopo.