Metti un tramonto da Hans Kitzmüller
«Mi piace dire che questa zona era Europa prima dell’Europa: da nessuna parte come qui convivevano tre lingue, anzi quattro per esser precisi. Italiano, sloveno, tedesco, friulano: stesso stile di vita, addirittura la stessa religione, lingue diverse; poi è arrivata l’epoca dei nazionalismi e questa cultura è stata additata come un disvalore: dispetti, violenze, crimini solo perchè uno parlava una lingua che non andava bene. E poi la Guerra Fredda. Ed ora siamo nel 2021, sembra assurdo, ma dobbiamo ancora liberarci definitivamente dalla cosiddetta iron curtain!»
Nel giardino di Herr Kitzmüller si parla sotto ogni albero, in un tramonto audace ma temperato, come in un percorso iniziatico: la grande quercia ad aprire, poi il vecchio caco, infine il giovane tiglio. E per il commiato si finisce quasi distrattamente con in mano un calice di friulano, di cui si omette la cantina per non far pubblicità!
«Ma adesso questa zona, anzi tutto il Friuli Venezia-Giulia» riprende il nostro protagonista «si sta prendendo una rivincita, perchè ci stiamo accorgendo di che posto meraviglioso viviamo sia dal punto di vista paesaggistico, enogastronomico, delle tradizioni, culturale e linguistico, come si diceva. Non a caso siamo meta privilegiata di tutto quello che porta questa moda “slow” - di solito a me non piacciono le mode ma questa… può andare - che qui da noi trova il massimo dell’ospitalità perchè siamo proprio portati per quel tipo di relazioni!»
«Uno posto su tutti che consiglio? Sicuramente l’alta valle dello Judrio: un confine. Si, è stata da sempre un confine: nel Medioevo, tra Contea di Gorizia e Patriarcato di Aquileia prima, tra Asburgo e La Serenissima poi, fino ad arrivare alla già menzionata Cortina di Ferro. Un posto meraviglioso, ma appena adesso quella valle è una valle, prima era solo una demarcazione, non era accessibile in toto. Adesso sì, la si può frequentare, si può viverla dall’inizio alla fine. Insomma, lo Judrio era Il fiume, fino a poco tempo fa. Poi il fiume sacro, caro alla Patria, è diventato l’Isonzo. Ancora una volta è solo questione di narrazione.»
Un amore incondizionato per questa terra, da vivere, parlare, degustare, assaggiare, percorrere, camminare. «Anche il mio amico Peter Handke (premio Nobel per la letteratura di cui HK è stato traduttore) è risaputo che sia un gran camminatore: pensa che veniva trovarmi a casa mia… a piedi! Partiva dalla Carinzia, attraversava i monti e arrivava sul Collio. Da qui, da questi tempi prolungati, nasce una capacità descrittiva più che unica, straordinaria, molto rara oggigiorno. Mancano le parole - se non ho le parole per dire le cose, le cose neanche le vedo - e questo impoverimento lessicale, inteso proprio nel numero di termini che adoperiamo (oltre che nella qualità) fa perdere consapevolezza, pienezza, comprensione di quello che vogliamo raccontare; magari la letteratura, come l’arte pittorica, ha finito il proprio tempo, domani forse non esiterà più, chi lo sa... oppure si evolverà in qualcos’altro.»
Una vita vissuta appieno, soddisfazioni, riconoscimenti, premi. Pace interiore che traspare. «Ho un rimpianto, si: quello di non aver imparato a suonare il pianoforte. Mio padre era violinista ed è così che al Lido di Venezia conobbe mia madre negli anni ‘30; mi aveva iniziato allo studio del pianoforte, anche con un certo metodo, una certa disciplina, severità, ma è morto che avevo solo otto anni. Ecco questa cosa qui mi manca tanto. E quando ci sono dei grandi pianisti che suonano dal vivo li ascolto estasiato. Un nome su tutti Stefano Bollani, che è venuto tante volte a suonare nella nostra regione. E’ capace di coniugare spettacolo, intrattenimento, tecnica, improvvisazione, fantasia, un vero genio secondo me.»
Per il finale anti-didattico non può mancare anche per Hans il momento della domanda scorretta: l’autore s-preferito, il genere insopportabile, qualcosa da s-consigliare. «Non c’è una letteratura, un autore o un genere che non mi piace, quello che non mi piace è questo approccio super consumistico alla letteratura, che non so neanche se sia più letteratura. Escono continuamente libri, libri, libri, libri, libri, in ogni formato, supporto, piattaforma: pubblicazioni di ogni tipo, ogni giorno; inserti legati ai quotidiani che parlano di nuove uscite editoriali. Ma quante uscite ci sono?! E’ impossibile star dietro a tutto, una sovrapproduzione incomprensibile e poi se vai ad approfondire uno - due, forse - sono di valore. Si, mi rendo conto di parlare come una persona di una certa età, e mi fa anche sorridere questo, in effetti sono un uomo del secolo scorso, però questa produzione fine sé stessa non serve a niente, anzi è deleteria, è un vendere tanto per vendere, comprare tanto per comprare, leggere tanto per leggere.»
Volete incontrare Hans Kitzmüller? L’appuntamento da segnarsi in agenda è per venerdì 9 luglio alle ore 10 del mattino: venue Girone Piazza Garibaldi presso la Caffetteria Al Vecchio Tram per “Colazione con Dora Bassi.” In programma l’omaggio all’artista e scrittrice a cento anni dalla sua nascita con gli interventi di HK, che ha pubblicato il romanzo postumo “Una notte in fondo al cielo” e l’artista Roberto Dolso.

«Scrivo di spettacoli, musica, teatro, concerti, libri da oltre dieci anni. Sarò sincero: le interviste non mi erano mai piaciute, proprio come forma, intendo: le ho sempre trovate un po’ come dire… patetiche. E come stai? E parlami del tuo nuovo lavoro. Progetti per il futuro? Al massimo dell’originalità – si faccia una domanda e si dia una risposta. Per cui per tanto tempo le ho evitate accuratamente. Succede che un’estate di cinque anni fa scopro che viene in concerto in un remoto paesino della nostra regione un mio mito d’infanzia, cantante, simbolo dei mitici anni ‘80, di quelle cose al limite dell’improbabile, tanto per intenderci. E allora mi dico – si, per lui si può fare un’eccezione, anzi lo devo, glielo devo, me lo devo! Contatto l’organizzazione, mi dicono vieni verso le ore diciassette che fanno le prove così non c’è gente e puoi parlare con lui. Il giorno del concerto all’ora convenuta meno un minuto sono là. Lo vedo in lontananza che sta bevendo un taglietto, già quindi perfettamente integrato nel nostro life-style.»
«Mi presento e gli faccio – sarei qui per l’intervista.
Ma io non rilascio interviste, già da anni – mi risponde.
Cioè, avete presente il ragionier Ugo Fantozzi?! Ho sentito d’un tratto come cedermi le ginocchia ed ho pensato tra me… chi ha parlato? Che ha detto?
Mi scusi…
Due, forse meno, secondi di pausa che a me parvero eterni dove avrò perso qualche anno di vita e riprende – se vuoi però facciamo quattro chiacchiere!»
«Abbiamo parlato fino all’inizio del concerto, con qualche altro taglietto, anch’io mi sono subito messo a pari, e poi dopo l’esibizione siamo andati avanti a confidenze, progetti, ricordi, speranze, monadis (come si dice da queste parti). Abbiamo fatto le quattro del mattino e alla fine era lui che faceva le domande a me. Da quattro chiacchiere che dovevano essere erano diventate quaranta, quattrocento, quattromila.»
«Ma io non rilascio interviste, già da anni. Se vuoi però facciamo quattro chiacchiere.
Ecco, da quel giorno quello è diventato il mio approccio, il mio credo, la mia cifra stilistica come dicono quelli che sanno! Ho perso il conto del numero di quattro chiacchierate che ho scambiato sempre con grande piacere, originalità, entusiasmo e soprattutto spontaneità, ma quello che so è che ogni volta ne sono uscito arricchito, così come mi auguro ne sia sempre uscito arricchito chi ha letto, legge e leggerà… quelle quattro chiacchiere.»
E così, una volta presentato l’intervistatore,avremo il piacere di scoprire nelle prossime settimane le chiacchierate di Massi a “Quelli della Notte… dei Lettori”, una serie di interventi curati proprio da @Massi Boscarol alla scoperta di personaggi, storie, aneddoti, curiosità ed improbabilità sempre aspettando… La notte dei Lettori.